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Gli inglesi se la ridono della TAV

mrbean@autistici.org (Mr. Bean - interceptor®) | 29.11.2011 10:55 | London

Lo scrivesse un giornaletto qualsiasi vabbè ma lo afferma l’ECONOMIST. La rivista d’economia più qualificata del Regno Unito.

L’Economist recentemente ha pubblicato un articolo che frantuma il mito dell’Alta Velocità ferroviaria europea.

Na vera mazzata tra capo e collo per il Terzo Valico dei Giovi, la Torino-Lione e i Mauro Moretti boys che stancamente e sino all’ossessione continuano a ripeterci la filastrocca che senza grandi opere come la TAV siamo tagliati fuori dall’Europa. Finiscono in mille pezzi anche leggende metropolitane che dicono che la TAV sarà il principale artefice dello sviluppo delle periferie nonché fautrice del rilancio delle economie. I giornalisti inglesi dopo una meticolosa analisi son pervenuti alla conclusione che la TAV non solo non conviene economicamente (ha costi stellari del tutto insostenibili), come pure non migliorano i divari fra regioni ma anzi li aggravano, e non necessariamente ottimizzano i collegamenti. La soluzione più intelligente sarebbe - coclude il dossier dell’Economist - lo sviluppo delle reti già esistenti. Costerebbe molto poco in rapporto alla TAV e porterebbe reali e concreti benefici. Insomma la scoperta dell’acqua calda. Ciò che i NO TAV stan predicando da lustri.

Ecco alcuni passaggi tratti dall’ECONOMIST:

“I treni ad alta velocità raramente conseguono i vasti benefici economici che i suoi promotori prevedono. Il governo inglese – l’ultimo ad essere ingannato da questa visione della modernità – dovrebbe ripensarci. In questo momento ovunque si parla di alta velocità. Sei paesi hanno investito grosse somme nei treni “pallottola”: Giappone, Francia, Germania, Spagna, e, più recentemente, l’Italia e la Cina. Australia, Portogallo e Indonesia stanno considerando nuove linee. E il governo britannico sta valutando piani per 32 miliardi di sterline (52 miliardi di dollari) per collegare Londra al nord dell’Inghilterra… I treni ad alta velocità raramente conseguono i vasti benefici economici che i suoi promotori prevedono. Il governo inglese – l’ultimo ad essere ingannato da questa visione della modernità – dovrebbe ripensarci. In questo momento ovunque si parla di alta velocità. Sei paesi hanno investito grosse somme nei treni “pallottola”: Giappone, Francia, Germania, Spagna, e, più recentemente, l’Italia e la Cina. Australia, Portogallo e Indonesia stanno considerando nuove linee. E il governo britannico sta valutando piani per 32 miliardi di sterline (52 miliardi di dollari) per collegare Londra al nord dell’Inghilterra. Anche se qualche città ne trae benefici, i restanti luoghi al di là della rete ferroviaria ne soffrono: la velocità è raggiunta parzialmente, al costo di ridurre le fermate, cosicché aree già ben servite dai servizi esistenti si trovano nuove linee che le escludono. Zone della Gran Bretagna, per esempio, temono che una nuova cerniera di ferrovia creerà città di secondo livello fornite da un minor numero di treni più lenti. Allo stato attuale, per la maggior parte dei posti, i benefici marginali di queste fantastiche conquiste dell’ingegneria, tradotti in termini di tempi di percorrenza ridotti, vengono soppressi dai costi elevati. E i costi di finanziamento riducono i fondi che potrebbero essere disponibili per schemi più semplici, ma più efficienti. L’aggiornamento delle linee esistenti, delle reti più lente, soprattutto nei paesi più piccoli, spesso ha maggior senso. La capacità può essere aumentata con treni più lunghi e piattaforme estese. Alcune spaziose carrozze di prima classe possono essere convertite in quelle più compresse di seconda classe; una politica dei prezzi può razionare la domanda più efficacemente nelle ore di punta. Un sistema segnaletico migliore può aumentare la velocità media dei viaggi. I treni non ad alta velocità in Gran Bretagna, ad esempio, sono già più veloci degli equivalenti di molti altri paesi. Alcuni treni che attualmente viaggiano a 125 miglia all’ora potrebbero andare più veloci se la segnaletica venisse aggiornata – probabilmente per i politici è più allettante inaugurare un nuovo futuristico servizio che togliere la copertura ad un nuovo pannello di segnaletica!.

Peccato che la maggioranza dei politici italiani abbia un rapporto tantino conflittuale con l’inglese (inteso come lingua parlata) e che l’Ing. Mauro Moretti preferisca la Settimana Enigmistica all’Economist.

mrbean@autistici.org (Mr. Bean - interceptor®)
Original article on IMC London: http://london.indymedia.org/articles/11095

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